lunedì 23 luglio 2012

Articolo scritto sulla rivista triathlete (versione integrale)




DA PROF A PROF

Il passaggio dal cilismo professionistico all'ironman professionistico è un passaggio semplice quanto delicato,semplice perchè atleti lo si è già,delicato perchè ironman non lo si è.
Ho iniziato con il ciclismo molto tardi,a circa diciassette anni,per puro divertimento e in alternanza alle mie vere passioni che in quegli anni mi riempivano le giornate:il surf da onda e gli amici.

Ho capito abbastanza presto che c'era qualcosa che mi legava a quel mezzo meccanico e cosi decisi di provare a buttarmi in quel mondo competitivo quanto esaltato,duro e pieno di sacrifici che ben poco aveva a che fare con la vita che stavo conducendo in quel momento.

Ho subito imparato tanto e non solo dal lato sportivo quanto piuttosto dal lato umano.

E' retorica ma lo sport,soprattutto quello di resistenza,è davvero una scuola di vita ed ancora oggi,senza falsa modestia,vedo una grande differenza tra chi ha avuto la fortuna di farlo e chi no.

Iniziai cosi a evitare tanti vizi dei giovani ragazzi,a limitare le uscite del week end ed a vivere una vita molto meglio impostata di quella che stavo conducendo.

Molti dei ragazzi con i quali gareggiavo a quel tempo smettevano ben presto schiacciati dalla dura vita di questo sport ma io no,ero grintoso,coraggioso e i risultati mi aiutavano a credere in un sogno cosi lontano che un ragazzo che come me portava ancora in capelli lunghi ed i peli alle gambe nemmeno avrebbe immaginato.

Sono partito dalla categoria juniores per poi passare a quella dei dilettanti,ho cambiato tante squadre,allenatori, ed ognuno,a modo suo,mi a trasmesso qualcosa che ancora oggi conservo per me e che mi ha permesso di diventare l'atleta e la persona che sono oggi.

Ho imparato a vincere ed a perdere,a cadere sull'asfalto,a rialzarmi,a mangiare le cose genuine e a non fumare ma soprattutto ho imparato a conoscere in parte i miei limiti fisici,atletici ed umani.

L'ultima stagione tra i dilettanti,nel 2001,mi ha proiettato nel professionismo grazie a dieci importanti vittorie per lo piu in gare dure e durante il caldo estivo.

Non è stato semplice trovare un contratto tra i professionisti,a quel tempo riusciva piu facilmente a passare chi in gergo "portava lo sponsor" ed io sponsor non ne avevo.

Ma Gianni Savio,attuale manager dell'Androni giocattoli,mi offri un contratto biennale che finalmente mi ripagò degli enormi sacrifici che avevo fatto per anni e forse ancora oggi devo ringraziarlo per questo grande regalo o meglio,investimento!

Dopo un anno il passaggio alla Quick step di Paolo Bettini,Luca Paolini,Johan Mussew,Richard Virenque,Tom Boonen,Frank Vandenbrouke che dite bastano o devo fare altri nomi che rendano l'idea del livello presente nel team!

Il sogno era davvero diventato realtà adesso,una realtà che durò ancora un paio d'anni quando l'uscita dalla quick step prima e la mancanza di motivazioni,problemi nell'ambiente ciclistico e chi piu ne ha piu ne metta poi mi convisero ad abbandonare questo mondo che quanto aveva dato tanto aveva tolto alla mia vita.

Iniziai cosi a lavorare come una persona normale ed a viaggiare tanto,mesi,e tutto paradossalmente mi sembrava cosi facile rispetto all'intensa attivita alla quale ero abituato.

Potevo mangiare,bere alcolici,fumare,fare l'amore quando volevo,uscire la sera,fare qualunque cosa mi venisse in mente ma soprattutto mi ero dimenticato di che cosa voleva dire essere fisicamente stanco.

Iniziai però,in questa vita normale,a nuotare,giusto per fare uno sport che tenesse in forma tutto il corpo,anche se non avevo problemi di peso in quel momento.

Alcuni amici triathleti,ai quali mi ero unito spesso per alcune bracciate in piscina, mi suggerirono di provare a fare qualche piccola gara per divertirmi,giusto cosi',per dare un senso a quello che facevo.

Prima gara,uno sprint,risultato quinto assoluto,vinse d'Acquino se non sbaglio.

Capii però ben presto che la storia delle scie legali nella frazione ciclistica mi disturbava alquanto viste le mie potenzialità e dopo aver faticato in un'altro olimpico mi decisi a partecipare ad un mezzo ironman dove le scie naturalmente non erano e non sono ammesse.

Preparai tutto da solo,senza consigli ne tabelle ne cardiofrequenzimetri e colsi un ottimo secondo posto in una gara all'isola d'Elba dietro un certo "Marcel Zamora",che dopo un mese avrebbe vinto il suo terzo Ironman Nizza.

"Ok" mi dissi,"ci siamo",qualcuno mi stà dando l'opportunità di rifarmi del torto subito nel ciclismo e fu cosi,che dopo poche settimane,decisi di partecipare anche a gare internazionali dove ebbi l'occasione di misurarmi direttamente con il massimo livello di atleti in questa disciplina,il seguito poi credo lo conosciate da voi.

Detta cosi sembrerebbe facile,vista la velocità con la quale sono arrivato ad alto livello ma in realtà la strada è stata dura come per tutti e ricca di molti imprevisti e delusioni.

Ho sempre pensato,fin da quando capii di essere competitivo,che questo non poteva solo essere la mia passione ma doveva necessariamente essere anche il mio lavoro se volevo arrivare ad alto livello e feci da subito di tutto per cercare di arrivarci nel piu breve tempo possibile.

I problemi non mancarono naturalmente,comprai tutto da solo all'inizio,con i pochi risparmi che avevo viaggiavo,mi pagavo le iscrizioni,gli hotel,tutto da solo,proprio come un normale
age group con la differenza che io,fin da subito,mi iscrissi come elite già alla prima gare e nella mia testa già sapevo dove volevo arrivare.

Sono sempre stato deciso,convinto,niente mi ha mai abbattutto,
ho imparato pian piano ad allenarmi ore in acqua,visto che non venivo dal nuoto,tanta tecnica,pazienza,costanza,ho imparato a correre tecnicamente bene,a fare esercizi che nemmeno conoscevo,a potenziarmi fisicamente,visto che il ciclismo mi aveva lasciato ben poco come istruzione sotto questi punti di vista,ho veramente faticato tanto ed ancora una volta proprio come quando inizia con il ciclismo molti anni prima.

Ho invece avuto un compito semplice,facile,quello di gestire il mio corpo proprio come nello sport precedente,il riposo,l'alimentazione, il recupero tra le sedute di allenamento,la vita sociale,per me questa è stata la parte piu semplice,alla fine la mia vita era sempre stata cosi,a parte una parentesi di tre anni.

Cosi al quarto anno di attività nel triathlon sono qui,quasi in cima ma ho sempre percepito che mi mancava poco ad arrivare là, piu in alto,forse è questione di tempo e fortuna,forse un pò troppi infortuni fisici mi hanno rallentato la corsa ma si sà,da qualche parte dovevo pur pagare il fatto che atleta lo ero già ma non ero ancora un ironman!

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